La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Italia per il mancato riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali

Tre coppie omosessuali hanno depositato davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo un ricorso riguardante l’impossibilità per le coppie omosessuali di essere legalmente riconosciute secondo il diritto italiano.

In una storica pronuncia adottata il 21 luglio 2015 [1], la Corte ha concluso all’unanimità a favore di una violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Non solo le unioni formate da coppie omosessuali conviventi rientrano nella definizione di "vita familiare", ma necessitano anche di un riconoscimento e di una protezione giuridiche, che l’Italia attualmente non garantisce. La sentenza afferma che l’Italia dovrebbe introdurre, come minimo, la possibilità per le coppie omosessuali di concludere un’unione civile o registrata al fine di ottenere un riconoscimento giuridico della loro relazione. Per la prima volta la CEDU afferma il diritto delle coppie omosessuali ad essere legalmente riconosciute.

La FIDH, accanto alle sue organizzazioni partner e ai suoi membri [2], era intervenuta come terzo nel processo per il tramite di osservazioni scritte. La FIDH accoglie la decisione della CEDU e esorta il governo italiano a dare rapida esecuzione alla sentenza della Corte, adottando una lungamente attesa legge sulle unioni civili. La pronuncia dovrebbe inoltre incoraggiare il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali negli altri 22 stati membri del Consiglio d’Europa che ancora non offrono tale riconoscimento.

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