ENI e la comunità nigeriana di Aggah hanno raggiunto uno storico accordo per mitigare le ricorrenti inondazioni del villaggio

08/10/2019
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Dopo anni di battaglie legali, gli abitanti della comunità di Aggah nel Rivers State, Nigeria, grazie allo storico accordo con l’azienda petrolifera italiana ENI Spa, pubblicato il 2 ottobre 2019, sperano di potersi finalmente liberare dalle inondazioni che li hanno afflitti per cinque decenni. Il 15 dicembre 2017, un’associazione civica, Egbema Voice of Freedom (EVF), e i suoi rappresentanti, Advocates for Community Alternatives (ACA) e Chima Williams & Associates (CWA), hanno

L’istanza ha denunciato gli effetti devastanti che le inondazioni hanno provocato alla salute, alle proprietà, al sostentamento e all’ambiente della comunità di Aggah. L’istanza è stata presentata conformemente alle Linee Guida elaborate dall’Ocse, che stabiliscono degli standard internazionali di condotta responsabile delle imprese a cui l’Italia e le sue società hanno aderito. In questo raro caso di mediazione conclusasi con esito positivo davanti al PCN Ocse, l’accordo risponde alle questioni essenziali sollevate dalla comunità, cioè l’urgenza di costruire soluzioni drenanti per mitigare le inondazioni ed un eventuale ricorso a un perito indipendente nel caso siano necessari ulteriori interventi.

“Nella comunità di Aggah stiamo festeggiando la notizia. L’accordo è una conquista che segue anni di battaglie affinché ENI e la sua consociata NAOC agiscano per risolvere le inondazioni di cui sono causa. Rimaniamo comunque attenti a come la società e la consociata nigeriana applicheranno l’accordo,” ha affermato Pastor Evaristus Nicholas, portavoce di Egbema Voice of Freedom.

ENI, attraverso la propria filiale NAOC, trivella per estrarre petrolio nella città e nei dintorni di Aggah dagli anni ’60. L’istanza afferma che la compagnia ha costruito strade sopraelevate, argini e piattaforme cha hanno ostruito il naturale flusso delle acque le quali si sono riversate sul territorio di Aggah, causando ogni anno violente inondazioni che hanno invaso vaste aree di campi agricoli e abitazioni sin dal 1970. Secondo un sondaggio condotto su oltre due mila abitanti di Aggah, il 90% delle famiglie ha perso prodotti agricoli e più del 65% ha rilevato gravi problemi alla salute causati dalle inondazioni. Diverse persone sono state travolte dalle acque– compreso un uomo che è morto il mese scorso. Le inondazioni distruggono inoltre le fognature, causando importanti fenomeni di inquinamento e danneggiando l’ecosistema.

“La comunità ha chiesto per anni alla NAOC, sussidiaria nigeriana di ENI, di risolvere il problema delle inondazioni, ma inutilmente,” ha affermato Jonathan Kaufman, direttore generale di ACA. “Tutto è cambiato quando siamo andati in Italia, in conformità alle Linee Guida Ocse, che si applicano a tutte le società italiane, e abbiamo chiesto a ENI di assumersi la responsabilità per quello che stava succedendo ad Aggah.”

"Questa è una notizia particolarmente positiva. In primo luogo perché la richiesta principale della comunità è stata finalmente presa in considerazione da ENI. Inoltre va considerato che nell’ambito del meccanismo delle istanze Ocse, i casi che hanno ottenuto esiti favorevoli per le vittimesono estremamente rari. Questo è il risultato di uno sforzo importante e congiunto da parte della comunità, dei loro difensori e delle ONG che hanno chiesto con forza alla società di fare la propria parte,” ha dichiarato Giacomo Cremonesi, avvocato italiano e rappresentante di FIDH nel procedimento davanti al PCN italiano.

Dopo che l’istanza è stata dichiarata ammissibile, il PCN italiano ha aperto la procedura di mediazione tra le parti alla presenza di un conciliatore; il procedimento ha portato alla firma di un accordo. Le condizioni dell’accordo prevedono la costruzione urgente di nuove condotte/canali di drenaggio nonchè la manutenzione e la gestione di quelle esistenti per evitare le inondazioni. L’accordo sancisce anche la valutazione dell’impatto di queste misure alla presenta di un perito, per determinare se ulteriori azioni dovessero rendersi necessarie. I periti della NAOC si sono già recati presso la comunità per identificare il luogo di ogni nuova costruzione.

«Questa storia conclusasi positivamente dimostra che è possibile, quando le vittime si coordinano adeguatamente con i loro rappresentanti e presentano i propri casi corredati da numerosi e rilevanti elementi probatori, e quando il PCN fa il suo lavoro obbligare le imprese – a prescindere da quanto potenti – ad ascoltare e ad agire.
Questo sottolinea ulteriormente i benefici dell’osservanza del giusto processo e dello stato di diritto piuttosto che del fai da te»

Prince Chima Williams, CWA

Contatti stampa:
International Federation for Human Rights (FIDH) [it, en, fr]
Maddalena Neglia: mneglia@fidh.org

Rappresentante della FIDH nel procedimento davanti al PCN italiano
Avv. Giacomo Maria Cremonesi [it, en]: cremonesi@studiocaiazza.com +39 02860968

Advocates for Community Alternatives (ACA) [en]
Jonathan Kaufman: jonathan@advocatesforalternatives.org +233 55 555 0377

Chima Williams & Associates (CWA) [en]
Prince Chima Williams: princewchima@yahoo.co.uk; +2348023649890.

Egbema Voice of Freedom (EVF) [en]
Pastor Nicholas Evaristus: royalgraceassembly_evarist@yahoo.com; +2348064329322.

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